Leggiamo con sconcerto, dal Corriere della Sera online del 12 aprile 2020, un titolo sconcertante: “Il contagio ha viaggiato sui Tir in autostrada”.
Titolo che è la sintesi, palesemente forzata, di un’analisi matematica avviata dal Cnr sulla diffusione dell’epidemia e che in nessun modo indica nell’autotrasporto o in altre categorie potenziali untori della pandemia, come invece si evince dal titolo del Corriere della Sera.
Il rischio di tale forzatura è che si inneschino reazioni autonome di blocco in una categoria già pesantemente gravata dall’emergenza Covid 19: ricordiamo che i camionisti operano in questo momento in condizioni difficilissime, senza servizi logistici e senza garanzia di pagamento del servizio. In sostanza: lavorano perché non ci si può fermare, per se stessi e per il Paese.
Detto questo, possiamo invece affermare che l’articolo in cui si illustra lo studio sotto forma di intervista a Giovanni Sebastiani (che per il Cnr firma la presentazione dello studio su Scienzainrete), dice ben altro. Lo studio analizza le direttrici di diffusione del virus e la coincidenza di queste con i grandi assi di movimentazione di persone e merci, non solo in Italia. Obiettivo è verificare la sostenibilità matematica del teorema.
Ma sappiamo tutti che un titolo di quella pesantezza incide sia sull’opinione pubblica sia sugli operatori in modo esponenzialmente maggiore rispetto all’approfondimento di testi e studi.
L’analisi in questione riguarda più vettori e non solo le autostrade, ad esempio nello stesso articolo del Corriere della Sera si citano le ferrovie. E risulta abbastanza evidente che il potenziale di contagio interpersonale sia maggiore nel trasporto pubblico di massa piuttosto che in quello privato e nello specifico sui Tir. Tanto più che le misure di sicurezza adottate prima dal nostro Governo, poi da quelli di altri Stati, puntano sul distanziamento sociale e non certo sul blocco del bancale o dell’autotrasporto.
Scrivere “Il contagio ha viaggiato sui Tir in autostrada” non è querelabile, perché è probabile che il Covid 19 abbia “viaggiato” anche sui Tir, così come sulle vetture private, sui treni o sugli aerei, in bicicletta, sugli abiti o sui carrelli dei supermercati; indisturbato, almeno nella fase iniziale della diffusione. Prova ne è che anche l’autotrasporto ha i suoi operatori positivi. Ma non per questo untori!
Se mai, come per altre categorie, vittime di senso civico e senso di responsabilità.