Inutile negarlo, la sentenza della Corte Costituzionale ci ha sorpreso. Era nostra convinzione che, dopo il Consiglio di Stato e il TAR del Lazio, ci fossero le condizioni per un “ripensamento” sugli accorpamenti forzati voluti, non dimentichiamolo, dal Governo Renzi. Come Confartigianato Imprese Rieti, è bene ribadirlo, ci siamo sempre battuti per la salvaguardia e la tutela dei corpi intermedi, Province, Camere di Commercio, Comunità Montane, Consorzi industriali, Consorzi di bonifica ecc, garanzia di salvaguardia dei territori, espressioni democratiche di partecipazione, frutto di tante battaglie nate e sviluppatesi negli anni ‘70.
Purtroppo oggi assistiamo a un depauperamento di rappresentanze, attraverso commissariamenti di comodo che, in barba alla volontà dei soggetti che rappresentano, impongono accorpamenti che non solo non fanno risparmiare, ma danneggiano l’intera struttura economica, specie le aree interne e le province più piccole. Occorre anche ricordare che in un altro territorio, quello di Sondrio, i rappresentanti istituzionali, deputati e senatori della provincia, hanno fatto sì che la loro Camera di Commercio non fosse interessata dalla riforma, in quanto montana e quindi indispensabile per le imprese. Sfidiamo chiunque a sostenere che le imprese reatine siano messe meglio di quelle di Sondrio…
Sfugge ai più che la riforma del sistema camerale fu scritta nel 2015, sotto condizioni di riordino del sistema istituzionale del Paese totalmente diverso. In primis la cancellazione delle Province che, come ben sappiamo, poi non è avvenuta. Il commissariamento avvenuto prima della sentenza della Corte Costituzionale, è stato un atto quasi “intimidatorio” della Regione Lazio contro quella Camera di Commercio (Rieti) che da tempo si era opposta all’accorpamento. Decisamente strano è che tale atto sia stato compiuto solo a danno di quella di Rieti e non verso quelle di Latina e Frosinone che si trovano nelle stesse condizioni.
Confartigianato Imprese Rieti si è da sempre battuta contro questa pianificazione scientifica di annientamento delle rappresentanze del territorio, che spesso vede imposti accorpamenti di Enti operanti su più territori provinciali, a volte molto distanti tra loro, con assetti istituzionali e relazionali completamente diversi e, soprattutto, con sistemi produttivi totalmente differenti in termini di settori, numero di imprese, loro dimensioni, quindi con esigenze di aiuto e servizi specifici. Rieti, in particolare, vive anche il dramma del post ricostruzione, ancora da definire.
Province come Rieti, viste le minori dimensioni, le croniche debolezze, la crisi attuale, saranno quelle che più soffriranno. Spiace, in tutto questo, che gran parte della politica sia assente o complice di un disegno condiviso con Unioncamere che avrebbe dovuto essere l’ente di rappresentanza e di tutela degli interessi di tutte le Camere di Commercio. Alcuni illustri rappresentanti della politica locale, ai tempi del commissariamento, auspicavano una non richiesta ricostruzione degli organi, ribadendo in Consiglio Comunale che non era in discussione la difesa della Camera di Commercio di Rieti contro l’accorpamento con Viterbo. Peccato che a distanza di qualche mese se ne siano già dimenticati… Forse, invece, si sono ricordati che qualcuno di loro sedeva nei banchi del Governo e votò SI alla legge di riordino delle Camere, dando così il via alla cancellazione dell’Ente camerale reatino. Giova altresì ricordare che solo la Regione Lazio, in tutto il Paese, ha avviato la procedura di commissariamento di una Camera.
Confartigianato Imprese Rieti non può non rilevare e sottolineare il silenzio della altre organizzazioni di rappresentanza delle imprese e del sindacato dei lavoratori, che lasciano cosi che un altro “pezzo” del nostro territorio e della sua storia rimanga, forse, solo nei libri.
Confartigianato Imprese Rieti si batterà con tutte le proprie forze per dire NO a questo processo di “desertificazione” del territorio. Ci adopereremo per definire ulteriori iniziative, con l’obiettivo di contrastare quel processo di spogliazione della nostra città e del territorio provinciale, sempre più esautorato di centri direzionali, con il chiaro scopo di ridurla a una micro città del Lazio, privandola del ruolo che storicamente ha rivestito, con pesanti e negative ricadute sull’economia, sul territorio e sui cittadini.