Il lockdown ha provocato un aumento degli abusivi nei settori dell’acconciatura e dei centri estetici in cui operano 130.000 imprese con 263.000 addetti. Secondo Confartigianato il tasso di irregolarità in questi comparti è del 26,3%, rispetto alla media del 15,5% del lavoro irregolare nel totale delle attività economiche. Si tratta di soggetti che si improvvisano parrucchieri ed estetisti ma non ne posseggono i requisiti professionali e non rispettano le norme di sicurezza per poter svolgere l’attività.
Confartigianato lancia l’allarme su questo fenomeno di ‘sommerso’ che, oltre a rappresentare una forma di concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori regolari, soprattutto in questa fase di emergenza sanitaria costituisce un pericolo per la salute delle persone.
Confartigianato ha calcolato che l’effetto combinato di mancati ricavi a causa della chiusura e abusivismo causerà alle imprese di acconciatura e di estetica una perdita economica di 1.078 milioni di euro nei mesi di marzo, aprile e maggio, pari al 18,1% del fatturato annuo. Pesanti anche le ripercussioni sull’occupazione: i mancati ricavi, infatti, mettono a rischio il lavoro di 49 mila addetti del settore.
Confartigianato Benessere, che rappresenta i saloni di acconciatura e i centri estetici, ha stilato un codice di autoregolamentazione per consentire alle imprese di riaprire al più presto l’attività, garantendo la sicurezza dei clienti, degli stessi imprenditori e dei loro dipendenti. Si tratta di misure organizzative e igienico-sanitarie che integrano sia le disposizioni emanate dal Governo per il contenimento del Covid-19 sia quanto già previsto dalle leggi di settore e dai Regolamenti regionali e comunali. Le condizioni indicate da Confartigianato Benessere prevedono, tra l’altro lo svolgimento delle attività esclusivamente su appuntamento, il distanziamento delle postazioni, meccanismi di rotazione della clientela per limitarne la permanenza nei centri, utilizzo di dispositivi di protezione individuale, sanificazione degli ambienti.