«Incomprensibile e inaccettabile». Così il Direttore di Confartigianato Imprese Rieti Maurizio Aluffi definisce la decisione del Governo di rinviare al 1° giugno la riapertura di acconciatori e centri estetici. «Con senso di responsabilità – sostiene Maurizio Aluffi – abbiamo elaborato e presentato tempestive proposte dettagliate su come tornare a svolgere queste attività osservando scrupolosamente le indicazioni delle autorità sanitarie su distanziamento, dispositivi di protezione individuale pulizia, sanificazione. Proposte che penalizzano fortemente le possibilità di ricavo, ma siamo consapevoli della loro necessità. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta».
«E ora – prosegue Aluffi – non accettiamo che le attenzioni del Governo siano rivolte ad altri settori e si limitino ad una incomprensibile dilazione per la ripresa delle nostre attività, con tutto il rispetto per i musei che non scappano, che non possono essere fruiti dagli stranieri e che non rischiano il fallimento. Del resto, al 1° giugno cosa potremo fare di più rispetto ad oggi in termini di sicurezza? Si può far stare fermi, con costi continui e ricavi azzerati per gli interi mesi di marzo, aprile, maggio? No, non ci stiamo. Finora siamo stati alle regole, ma la prospettiva di un altro mese e più di fermo obbligato non l’accettiamo».
Confartigianato ha calcolato che l’effetto combinato di mancati ricavi a causa della chiusura e della concorrenza sleale degli abusivi nei mesi di marzo, aprile e maggio causerà alle imprese di acconciatura e di estetica una perdita economica di 1.078 milioni di euro, pari al 18,1% del fatturato annuo. Sarà molto difficile evitare ripercussioni sull’occupazione: i mancati ricavi mettono a rischio il lavoro di 49mila addetti del settore.
«Situazione drammatica – aggiunge la Presidente di Confartigianato Benessere Antonella D’Angeli – le nostre attività sono al collasso. Non so quanti centri riapriranno e quanti collaboratori saremo in grado di far tornare ai propri posti di lavoro. Come Confartigianato stiamo predisponendo un protocollo per mettere in sicurezza i luoghi di lavoro. Questo ulteriore slittamento, non giustificato, può essere l’ulteriore elemento per la chiusura definitiva della stragrande maggioranza delle imprese del settore benessere e un via libera all’abusivismo».