Confartigianato Imprese Rieti in uno studio svolto nel 2022 evidenziava la preoccupante situazione della provincia reatina, dove la tenuta del lavoro autonomo era stata messa in crisi dalla pandemia e dal rincaro energetico.
Nel frattempo la situazione non è affatto cambiata, anzi, la chiusura di moltissime attività lavorative ha incrinato anche l’aspetto della sfera sociale: i 72 comuni della provincia, dove la crisi è ancora più lampante che in città, hanno risentito molto della cosiddetta desertificazione commerciale, causa principale dell’abbandono di questi microcosmi e del peggioramento della qualità della vita di chi vi abitava.
Il quadro è desolante: saracinesche abbassate per barbieri, parrucchieri, bar, panifici, tutte realtà che hanno da sempre aiutato la coesione sociale, in quanto visti come punto di incontro e di ritrovo, specie nei piccoli borghi, che ad oggi hanno cambiato completamente volto.
I giovani sono fuggiti, gli anziani sono isolati e i territori non vedono futuro.
A riprova di ciò, prendendo spunto da una analisi svolta da Confartigianato CGIA Mestre sulla situazione dei lavoratori autonomi, è stato dimostrato che dal post pandemia a oggi è cresciuto il numero delle partite IVA, soprattutto quelle senza albo oppure ordine professionale, mentre sono calati drasticamente i lavoratori autonomi “classici” ovvero artigiani, commercianti e agricoltori, fulcro dei piccoli borghi.
A livello nazionale le partite IVA hanno visto una variazione pressoché positiva, anche se il Centro Italia è quello che soffre di più: l’Abruzzo (-4,9%), l’Umbria (-5,6%) e le Marche (-10,1%) hanno subito le contrazioni più significative. Per quanto riguarda il Lazio, che si attesta all’11esima posizione, si registra una variazione percentuale 2023/2022 del +2,2%.
Tuttavia, se per le partite IVA si ha questo andamento, altrettanto non si può certo dire per le altre categorie di lavoratori autonomi come artigiani, commercianti e agricoltori, attività che, lo ricordiamo, in Italia rappresentano quasi il 75% del totale dei lavoratori indipendenti, quindi una fetta importante della società.
Secondo i dati Inps, dal 2014 al 2022 il numero complessivo di queste tre categorie è sceso di 495 mila unità in tutta Italia, vale a dire -11,7%. Gli agricoltori sono diminuiti di 33.500 unità (-7,5%), i commercianti di 203.000 (-9,7%) e gli artigiani addirittura di quasi 258.500 (-15,2%).
Il calo maggiore riguarda quindi gli artigiani, che al 2022 in Italia erano 1.436.654 a fronte di 1.695.110 del 2014.
La Regione Lazio si classifica al 15esimo posto, con una variazione percentuale del -8,0%, quindi con meno 26.467 autonomi classici.
A livello provinciale invece, tra il 2014 e il 2022, Rieti risulta 56esima, con una variazione percentuale di -12,8% e quindi, in termini numerici, meno 1.427 unità, tra artigiani, agricoltori e commercianti.
Al 2022 i lavoratori che rappresentavano queste tre categorie in provincia di Rieti erano complessivamente 9.747, non tantissimi rispetto alle altre province laziali; escludendo la capitale, ad esempio Viterbo ne contava quasi 24 mila, Latina 35 mila e Frosinone 27 mila.
Rieti risulta infatti una delle province con meno lavoratori autonomi classici, davanti solamente a Crotone, Vibo Valentia, Enna, Isernia e Gorizia.
In termini numerici, la nostra provincia in 8 anni, dal 2014 al 2022, ha perso ben 764 artigiani (-16%, al 2022 se ne contavano 4.008), 533 commercianti (-11,8%, al 2022 erano 3.992) e 130 agricoltori (-6,9%, 1.747 al 2022).
Confartigianato Imprese Rieti ribadisce l’esigenza di una riforma strutturale che generi lavoro, restituisca vita alle terre e salvi il paese da un declino irreversibile.
“Chiediamo per l’ennesima volta alla Regione Lazio – afferma Maurizio Aluffi, Direttore di Confartigianato Imprese Rieti – di rendere operativa la legge regionale sull’artigianato, denominata “Disposizioni per la tutela, la valorizzazione e lo sviluppo dell’artigianato nel Lazio”, istituita il 17 febbraio 2015 ma mai dotata di fondi per sostenere il comparto artigiano. Non dimentichiamo che la difesa dell’artigianato o dei suoi valori è sancita dall’art. 45 della Costituzione. Purtroppo con il passaggio delle competenze alle Regioni, avvenuto nel 2001, l’artigianato è finito nel dimenticatoio – conclude il direttore Aluffi – rendendo così poco attrattivo un comparto che racchiude in sé laboriosità, manualità, genialità e valori sociali indispensabili per la vita della comunità”.