All’emergenza dei costi energetici, in un anno (2021-2022) +159,1% per quanto concerne energia e gas, va aggiunto l’aumento del prezzo delle materie prime. Si va verso un nuovo scenario di prezzi elevati e una crescente volatilità. È quello che emerge da un’indagine dell’Ufficio studi di Confartigianato Imprese Rieti.
“La corsa delle quotazioni delle materie prime è entrata in una nuova fase – sostiene Maurizio Aluffi, Direttore di Confartigianato – i livelli restano elevati, sebbene inferiori ai picchi innescati dalla guerra, ma cresce soprattutto la volatilità e con essa la complessità di gestione per le imprese”.
I prezzi si posizionano in media su livelli significativamente elevati rispetto al pre-Covid, nonostante la riduzione (in taluni casi anche consistente) dei picchi del recente passato. Di conseguenza, permangono forti pressioni sui margini delle imprese e sono in particolare i beni energetici a mostrare gli aumenti più consistenti: +647% il gas naturale e +104% il petrolio Brent rispetto a gennaio 2020, come risultato del doppio shock della ripresa post Covid e dell’invasione russa in Ucraina. Anche le altre materie prime si caratterizzano per prezzi decisamente più alti rispetto al pre-pandemia: spiccano in particolare il +337% dei fertilizzanti a base di urea e nitrato di ammonio, il +112% del mais e il +82% dell’acciaio. A tutto ciò si aggiunge un’elevata e diffusa volatilità sui mercati delle commodities (materie prime o beni che vengono scambiati sul mercato senza differenze qualitative) che rappresenta un ulteriore elemento di complessità nella gestione degli approvvigionamenti e del magazzino. Inoltre, l’apprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro impatta sui costi dell’approvvigionamento stesso delle imprese, considerando che la maggior parte delle commodities è contrattata in valuta statunitense e che il tasso di cambio a giugno/luglio 2022 era a 1,04 €/$ e a gennaio 1,21 €/$.
Tale situazione si manifesta drammaticamente in un settore come l’edilizia, specie in opere di lunga durata i cui contratti sono stati stipulati in epoche i cui costi erano decisamente minori, per esempio i cantieri del cratere. Solo a titolo semplificativo riportiamo i prezzi di alcune materie prime, con il confronto tra gennaio 2020 e giugno 2022.
Gas naturale europeo | +646,8% |
Elettricità | +360,1% |
Urea (van) | +337,5% |
Nichel | +106,8% |
Petrolio (brent) | +104,1% |
Acciaio | +82% |
Rame | +63,1% |
Zinco | +62,5% |
Alluminio | +55,2% |
Ferro | +51,6% |
Legno | +35,9% |
(Dati del Centro studi Assolombarda)
Interessanti sono le stime dei costi per energie e gas per imprese e famiglie. L’Ufficio studi di Confartigianato stima che nel 2021 sono stati spesi 80.064 milioni di euro, nel 2022 207.441 milioni, con una variazione assoluta di +127.377 milioni e una variazione in percentuale di +159,1%. Tradotto, il caro energia mette a rischio 881.264 micro e piccole imprese con 3.529.00 addetti, pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano. Il rilevamento è stato effettuato in aziende di 43 settori considerati forti consumatori di energia. Le attività più esposte riguardano la ceramica, il vetro, il cemento, la carta, la metallurgia ecc. Ma i rincari mettono a dura prova anche la lavorazione del legno, il tessile, i produttori di apparecchi, motori, accessori auto. Devastanti i rincari per le produzioni agricole e di prodotti alimentari, ristorazione, attività sportive come piscine, palestre ecc. Senza dimenticare i settori del trasporto.
A livello territoriale la regione più esposta è la Lombardia, seguita da Veneto ed Emilia Romagna. Il Lazio è al quarto posto con 79 mila imprese e 304 mila addetti a rischio. Il 17,6% delle imprese operanti nel territorio regionale e il 16,6% degli addetti impiegati sul totale delle imprese laziali. Nel reatino sono a rischio chiusura 1929 imprese, il 20,9% della provincia; 4422 invece i lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro, il 21,4% degli addetti. Percentuali che rispecchiano l’andamento delle altre province, eccetto Roma con percentuali più basse, il 16,5% delle imprese e il 15,5% degli addetti.
Secondo il Presidente di Confartigianato Imprese Rieti, Franco Lodovici, “rischiamo un’ecatombe di imprese. Servono interventi immediati ma anche altrettanto rapide riforme strutturali per portare i prezzi dell’energia e delle materie prime sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti”.
Gli fa eco il Direttore Aluffi che indica tra le misure di emergenza “l’azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, la proroga e l’ampliamento del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico”.
Per il Presidente di Confartigianato Franco Lodovici, vanno anche sostenuti gli incentivi in energie rinnovabili e nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, in particolare per creare Comunità Energetiche e per incrementare l’autoproduzione, oltre che riformare la tassazione dell’energia che oggi supera il 50% delle bollette e che penalizza con maggiori oneri proprio le piccole imprese, che consumano meno, “in barba al principio chi inquina paga”.