Trovo interessante e piacevole l’idea di aprire uno spazio per approfondire argomenti, idee, riflessioni etc. Ho promesso alla collega responsabile del settore comunicazione di proporre un tema ogni 15 giorni. Intendo mantenere l’impegno convinto che una sana ricerca di se sessi faccia bene a ognuno di noi e magari sia da spunto anche per altri, che si convincano a dare un contributo.
IL VALORE DEL TERRITORIO
Ho deciso di rimanere nella Valle dove sono nato e cresciuto, la mia terra, ogni giorno diversa, di una bellezza sobria, dove l’aria che si respira ha un sapore diverso. Dove si cresce pensando che non ci sia un luogo migliore. Nasce dall’anima il legame con il territorio. Qualcuno sostiene, a ragione, che la ricchezza del nostro Paese sia riposta nel campanilismo, quello sano, che esalta le virtù di prodotti, usi, costumi, che è il contrario dell’isolazionismo, del negare che, specie delle piccole realtà, non si possa collaborare, mettere in comune alcuni servizi.
Un giorno, non facile della mia vita, guardando dalla finestra ho scritto: “Credo nella vita della mia Valle, di questa Valle. nelle sue forme, nelle sue nuvole, nel suo cielo, nelle sue notti fredde, nei suoi sospiri, nella sua gioia, nella sua fatica per rimanere tale. Sì, credo in questa piccola parte del mondo che insegna a vedere, a vedere e a guardare lontano”. Parole dedicate a chi ama la vita, a chi almeno un volta ha esclamato “Signore, ti ringrazio per quello che mi dai”. La vita, un pensiero stupendo… ogni giorno diverso, pieno di sorprese, fatto di gioie e di dolori. Dove nulla è perduto, perché fa parte del nostro bagaglio personale. Dove anche le esperienze negative hanno contribuito a renderci migliori e, da negative, si sono trasformate in positive. Siamo noi, con il nostro fare, a creare speranza, a dare fiducia ai nostri figli, a non lasciarli scappare.
Finite le ideologie, la famiglia, la religione, la coesione sociale può essere creata solo nel lavoro. Quello che ha sempre distinto il vivere nelle metropoli dal vivere in “campagna” è lo spirito di solidarietà. La collaborazione diffusa nei lavori stagionali, nella trebbiatura, nella raccolta della legna, nella vendemmia, della fienagione, rappresentava il momento di socialità più alto. Le feste ricorrenti, le cerimonie, i giochi, il coinvolgimento della famiglia al completo, compongono un mosaico che rendeva i villaggi inattaccabili.
La distruzione delle microeconomie ha fatto vincere il potere centrale. La politica non ha capito che la parabola disgregativa avrebbe disintegrato prima di tutto i partiti. L’allentamento dei legami sociali ha allontanato dall’impegno politico i giovani e meno giovani, alimentando pseudo luoghi di aggregazione e “valori” indotti, ma anche fenomeni come la droga, l’alcolismo, la prostituzione, i falsi miti.
Ritornare alla microeconomia significa prima di tutto tornare a rioccupare spazi, a far vivere il territorio, a recuperare eccellenze produttive, ma soprattutto a ricostruire un modo di vivere che solo qui può esistere.
Maurizio Aluffi – Direttore di Confartigianato Imprese Rieti